La sfera di cristallo
E’ l’immagine prediletta da quei medici che
dicono di non averla quando non vogliono pronunciarsi sul futuro. “Avessi la
sfera di cristallo!” sospirano, corrugando la fronte con una perplessità che
immaginano sapiente. Oppure: “Mica abbiamo la sfera di cristallo!”, con una
intonazione più rozza e corporativa.
Li
ho odiati per anni. Si rifugiano dietro una metafora proverbiale, stremata
dall’uso, svuotata di ogni attendibilità anche fiabesca, come dovessero
difendersi da pretese insensate, mentre sono solo richieste di aiuto, appelli
alla speranza, fughe nel futuro per liberarsi dalla disperazione del presente.
[…] L’alibi della deontologia professionale dovrebbe mascherare questa
interruzione del dialogo. Ma i pazienti, e i loro parenti, non vi hanno mai creduto.
Nella sfera di cristallo intravedono non l’aleatorietà di divinare il futuro,
ma la viltà di sottrarsi ad una analisi penosa e dura, ad un confronto
impegnativo e doloroso. Quei medici, più competenti e umani di loro, che sanno
affrontarlo, non se ne sono mai pentiti.
Ricordo
il professore che, tre mesi dopo il parto, dietro la scrivania del suo studio,
ci aveva rivelato la verità, ovvero quello che pensava. Aveva riflettuto a
lungo prima di rispondere, in una penombra carica di angoscia. Non era ricorso
alla sfera di cristallo. Più esperto di medicina e di uomini che tanti suoi
colleghi, ci aveva detto, con voce pacata e ferma, guardandoci negli occhi:
“Non
posso prevedere come diventerà vostro figlio. Posso fare alcune ipotesi
ragionevoli.
La
più ottimistica. La sofferenza cerebrale, dovuta al forcipe e alla scarsità di
ossigeno al momento della nascita , si riassorbe. Non ha lasciato tracce
consistenti. I disturbi possono essere marginali. Non è l’ipotesi più
probabile.
Vediamo
l’ipotesi mediana. Le lesioni cerebrali, anche se non profonde, hanno intaccato
i centri motori e quelli del linguaggio. Il bambino tarda a parlare, se a tre
anni un bambino usa mille parole, lui ne sa dire cento. L’andatura sarà
imperfetta, la manualità difettosa. Però è intelligente, presenterà solo forme
di immaturità, dovute anche alla parzialità della su esperienza.
Passiamo
all’ipotesi più negativa. L’elettroencefalogramma è troppo precoce per essere
attendibile e non ha rivelato la gravità delle lesioni. Le alterazioni della
motilità e dell’intelligenza sono più forti del temuto. Non è l’ipotesi più
probabile, secondo me.
Però
posso sbagliarmi.
Voi dovete vivere giorno
per giorno, non dovete pensare ossessivamente al futuro. Sarà un’esperienza
durissima, eppure non la deprecherete. Ne uscirete migliorati.
Questi bambini nascono due
volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più
difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. Sono nati due
volte e il percorso sarà più tormentato. Ma alla fine anche per voi sarà una
rinascita. Questa almeno
è la mia esperienza. Non posso dirvi altro.”
Grazie
, a distanza di trent’anni.
da Nati due volte, di G. Pontiggia